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  FIAT MIRAFIORI: ha prevalso il SI all'accordo.

inserita il 15/01/2011

 

FIAT MIRAFIORI: SI (54,05%) SUL FILO DI LANA
da Conquiste del Lavoro di Venerdì 14 gennaio 2011

L'accordo sul rilancio dello stabilimento di Mirafiori e' stato approvato con il 54,05% dei si'. L'accordo era stato firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl mentre non hanno firmato l'intesa la Fiom e i Cobas. Sostenitori del 'no' hanno bruciato bandiere del fronte del 'sì' davanti lo stabilimento. Alle ultime battute dello spoglio del referendum della Fiat di Mirafiori, quando la vittoria del si' era ormai matematica, lo scrutinio e' stato momentaneamente sospeso per l'esultanza dei sostenitori del si' che e' stata contesta con proteste dal fronte del no.

Passa dunque sul filo di lana il referendum sull'accordo per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori firmato il 23 dicembre scorso, da Fim, Fismic, Uilm, Ugl e Associazione quadri. Dopo quasi 10 ore di scrutinio, nei 9 seggi, oltre a quello del turno di notte, il risultato ha assegnato la vittoria al si' con 2.735 voti, pari al 54,05%. Il no si e' fermato a 2.325 voti, pari al 45,95%. Per la prima meta' dello scrutinio, riguardante i seggi dove hanno votato gli operai addetti al montaggio, si era avuta una predominanza del no, poi con lo scrutinio del quinto seggio, quello degli impiegati, il risultato si e' ribaltato. In totale i voti validi sono stati 5.060, mentre le schede bianche o nulle sono state 59. I votanti, quindi, sono stati 5.119, su 5.431 aventi diritto.

L'affluenza al voto e' stata del 94,2%, inferiore dunque rispetto a quella del referendum di Pomigliano. Lo scrutinio si e' protratto oltre le attese, ed e' durato oltre nove ore. Poco dopo l'inizio dello spoglio, il primo intoppo si e' verificato relativamente al seggio 8, il secondo ad essere scrutinato, dove all'appello sembrava mancassero una cinquantina di schede. Il successivo riconteggio da parte della commissione elettorale ha pero' verificato la regolarita' del voto.
__________________________________________________________________________
EDITORIALE DEL CORRIERE DELLA SERA DI DOMENICA 16 GENNAIO 2011
di Maurizio FERRARA

FLESSIBILITA' E NUOVO WELFARE
Il lavoro cambia (e non in peggio)

Fabbrica di automobili con base a Torino, Italia. Grazie ai risultati di Mirafiori, la Fiat potrà rimanere fedele alla vocazione iscritta nel suo storico marchio. La vittoria del sì chiude un'estenuante vertenza, salvando migliaia di posti di lavoro. Ma soprattutto apre una fase del tutto nuova per le relazioni industriali e forse per l'intero modello economico-sociale del nostro Paese.
Da domani inizierà il delicato percorso di attuazione dell'accordo, in cui potranno ribilanciarsi, su questioni concrete, gli interessi dei dipendenti e quelli dell'azienda. Marchionne non ha sinora scoperto tutte le carte del suo piano di rilancio. Ora dovrà farlo e dimostrare che chi ha votato sì ha fatto la scommessa vincente.

A Mirafiori prenderà avvio il primo grande esperimento di accordo aziendale al di fuori del contratto nazionale. Siglandolo, i sindacati tranne la Fiom hanno «internalizzato» il vincolo della globalizzazione, riconoscendo che una grande azienda multinazionale deve poter governare la produzione in base a regole certe e a garanzie di disponibilità e impegno lavorativo. Senza queste condizioni è quasi impossibile oggi rispondere agli stimoli dei mercati. Maggiore flessibilità implica sacrifici e genera insicurezza, ma assicura occupazione e offre concrete prospettive di incrementi salariali se l'azienda va bene: questo è il succo della scommessa di Mirafiori. L'esito dipende ora dalle capacità di Marchionne e dalla qualità dei suoi progetti. Il management Fiat dovrà dar conto delle proprie scelte ai sindacati, che potranno valutarne gli effetti sui risultati d'impresa.
Dopo decenni di conflitti antagonistici, le relazioni industriali italiane possono oggi imboccare il sentiero di quel sindacalismo pragmatico e partecipativo che da tempo caratterizza i Paesi germanici e scandinavi, con enormi vantaggi per i lavoratori. La strada sarà lunga, occorrerà sperimentare e imparare «come si fa». Tutti, anche gli imprenditori, dovranno cambiare approccio e modo di pensare. Ma il dado è tratto.

All'interno di nuove relazioni industriali sarà possibile impostare in modo diverso anche il nesso fra globalizzazione e diritti sociali. L'apertura dei mercati e le dinamiche di delocalizzazione produttiva reale o minacciata sono compatibili con il mantenimento di adeguate tutele per i lavoratori? L'aspro confronto tra Marchionne e Fiom ha evocato l'immagine di un gioco a somma zero fra competitività e diritti, originando una vera spirale di paure e sospetti. Le tensioni fra globalizzazione e welfare non sono però inconciliabili sul punto concordano oggi moltissimi studiosi. Certo, occorre un welfare diverso dal passato: Marchionne chiede impegni «esigibili», meno assenteismo, obblighi di formazione per i cassintegrati. Ma ai lavoratori flessibili di Mirafiori serviranno più servizi anche aziendali, più garanzie di sicurezza e prevenzione, più opportunità di congedo per ragioni serie e verificabili, più sostegni per figli e famiglia. È su questi fronti che il sindacato deve impegnarsi, mentre le imprese devono convincersi che un nuovo welfare può essere un formidabile «fattore produttivo».


Dopo un decennio di riforme mancate o scarsamente efficaci, le nuove relazioni industriali potranno dare un contributo decisivo all'introduzione di politiche capaci di creare sinergie fra produzione economica e protezione sociale.

Fabbrica Italia è stata sinora una metafora un po' fumosa, utilizzata per «narrazioni» contrastanti a seconda dei punti di vista. Dopo mesi di scontro, intorno a questa espressione si può adesso ricostruire una visione condivisa su come rendere questo Paese più competitivo e insieme più inclusivo. Marchionne ha lanciato la sfida della competitività, i sindacati l'hanno accettata, ma la loro scommessa riguarda anche l'inclusione e il tenore di vita dei lavoratori. A questo punto mancano solo la voce e le proposte del governo. Il quale può legittimamente scegliere di tenersi distante dalle vertenze contrattuali, ma non può certo abdicare al suo ruolo di regista del cambiamento e delle riforme, sul duplice fronte dell'efficienza e dell'equità.

Maurizio Ferrera
16 gennaio 2011


  allegati

Risultati referendum 13 gennaio 2011

Relazione BONANNI 13 gennaio 2011

 

 

 

 

 

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